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Mulan


 

a cura di Alessandra Merola

 

 

Genere: Animazione

 Anno: 1998

Regia: Tony Bancroft, Barry Cook

Soggetto: Tony Bancroft, Barry Cook

Sceneggiatura: Linda Woolverton

Scenografia: Hans Bacher

Art director: Andy Garskill

Character design:

Animatori:

Effetti speciali: Brian Cox

Montaggio: Tom Acosta, Jim Melton

Musiche:  Jerry Goldsmith

Produzione: Walt Disney Pictures

Distribuzione: Walt Disney Pictures

Paese: USA

Durata: 84 Min

 

 TRAMA

Da un poema cinese di duemila anni fa, la Disney ha tratto il film del Natale '98 destinato a sfidare per la prima volta un altro cartoon ad alto costo: Il principe d'Egitto prodotto da Spielberg. La giovane Mulan, nel momento in cui gli Unni superano la Grande Muraglia, si traveste da uomo per sostituire nella guerra il padre infermo. Riuscirà così a salvare non solo la vita dell'Imperatore ma anche quella del capitano di cui s’innamorerà. 700 tra disegnatori, animatori e tecnici, 60 milioni di dollari di budget e 5 anni di lavoro hanno portato a un film che torna ad occuparsi del ruolo della donna (come già Pocahontas). Continuano a non mancare gli animaletti simpatici (impagabile il draghetto Mushu) e le battute decodificabili solo dal pubblico adulto. Il travestimento si ribalta nel sottofinale e saranno proprio i soldati più "machi" a ritrovarsi in abiti femminili.

 

RECENSIONE

Dato che molti dei bambini vissuti negli ultimi decenni nei Paesi occidentali hanno trascorso tanti pomeriggi davanti al televisore guardando film di animazione per anni e anni, è evidente che , per cercare di capire le donne e le bambine di oggi, occorre  mettere in luce la rappresentazione della figura femminile e della figura maschile  nei  prodotti destinati all’infanzia, in particolare nei cartoni animati. Si tratta di un impegno di tutto rispetto: in realtà molti sono i messaggi che concorrono a influenzare le caratteristiche dei modelli dei due sessi , da quelli provenienti dalla pubblicità ai personaggi dei film di animazione  , dalle icone dei teenager ai videogiochi e ai libri per l’infanzia, ecc.

Tenteremo un’analisi sintetica  basandoci su una serie di cartoni animati , che sono la trasposizione cinematografica di fiabe appartenenti a contesti diversi, per il particolare valore in termini soprattutto di platee raggiunte che ha assunto negli ultimi decenni la combinazione di parole, musiche e immagini di questo fortunato  genere ; in particolare le nostre osservazioni riguardano  il film d’animazione Mulan di W. Disney.

Gli stereotipi che riguardano il genere femminile, veicolati da film e cartoons, hanno sicuramente contribuito a fornire  una certa immagine del femminile e del maschile e a costruire i rapporti tra i sessi. Dobbiamo infatti chiederci quanto le differenze tra uomini e donne siano “naturali”, dovute cioè a caratteristiche biologiche innate, e quanto invece siano costruzioni sociali, cioè “culturali”. Non si può oggi ritenere che solo la biologia sia responsabile delle differenze di genere, che sono indissolubilmente legate a determinati contesti storico- sociali.

E’ solo con l’emancipazione delle donne che si  è approfondita l’analisi della loro condizione, senza pregiudizi e con il desiderio autentico di giungere ad una visione non superficiale e convenzionale.

Il film d’animazione “Mulan” della Disney propone un’antica leggenda che proviene dalla Cina; Hua Mulan è infatti, una leggendaria eroina cinese  che si arruolò in un esercito di soli uomini, come viene descritto in un famoso poema cinese conosciuto come La ballata di Mulan.  Il poema risale al VI secolo prima della dinastia Tang.  L'opera originale non esiste più. Forse l'autore fu Liang Tao, scrittore e filosofo cinese.

La vicenda compare in Liriche cinesi, opera pubblicata dalla Einaudi nel 1953, a cura di Giorgia Valensin , con una prefazione di  Eugenio Montale ; in essa  il personaggio di Mulan  si chiamava Magnolia e piacque  molto al poeta, che  ne parlò  nella sua presentazione. La traduzione della Valensin era basata su un'altra traduzione, quella francese di Sung Niensu,

L’eroina, a differenza di altre donne  combattenti, non esercita l’arte della guerra  per il piacere di combattere, ma per esentare il padre, zoppo a causa di una ferita bellica,  dall' obbligo di prestare servizio. Pochi versi bastano all' anonimo poeta per descrivere il lungo viaggio di  Magnolia e la sua partecipazione alla guerra:

 "I monti e i forti sfilano come in volo. / Risuona la verga metallica delle Guardie / Nell' aria fredda del Nord. / Sull'armatura di mille e mille soldati / I raggi glaciali si specchiano...".

 Quando la guerra è finita, all'imperatore che vorrebbe farla ministro per i suoi meriti straordinari che hanno salvato il Paese dai nemici, Magnolia chiede solo "un forte cammello" per poter tornare al suo paese. Giunta a casa, riprende  i suoi vecchi abiti, e di nuovo la sua immagine, per la verità venata di malinconia, appare semplice e modesta:

 "Alla finestra stringe i capelli in un nodo / Denso come una nuvola - innanzi allo specchio / Si aggiusta il fiorellino artificiale / E si tinge la fronte lievemente di giallo".

La leggenda cinese viene recuperata e riproposta da W. Disney nel 1998 in un film di animazione che vuole essere rispettoso della cultura cinese ( sono molti e abbastanza precisi  i riferimenti a questa civiltà) e che aspira al realismo: i territori della Cina della Dinastia Sui sono difesi dalla imponente Grande Muraglia, ma gli Unni, guidati da un feroce condottiere, Shan Yu, riescono a superare la barriera e penetrano nel Paese. Il modesto villaggio dove vive la protagonista deve fornire all’imperatore un combattente per famiglia.

Mulan, figlia unica di una famigliola felice, è appena  reduce da un’esperienza dolorosa: è stata scacciata in malo modo dalla mezzana incaricata di trovarle un marito, obiettivo che sembra nelle attese  di tutti, soprattutto delle altre componenti femminili della famiglia, la madre e la nonna, che hanno fatto proprio il sistema di valori patriarcale, che anche nell’antica Cina assegnava  agli individui di sesso femminile un ruolo subalterno agli uomini e passivo;  l’unica meta onorevole  di una ragazza è il  matrimonio : molto esplicita in questo senso è la canzone intonata dalle donne mentre con Mulan si recano dalla mezzana “Molto onore ci darai:

 Molto onore ci darai 
C'è solo un modo in cui potrai 
Dar gioia a tutte noi 
Un uomo pur che sia di buona dinastia ,
Gli uomini vogliono 
Donne obbedienti, ma che volino, 
Educate e con del fisico 

 

La mezzana che dovrebbe istruirla per il matrimonio la  caccia via perché la ritiene brutta e inadeguata: mentre le altre ragazze appaiono aggraziate e soprattutto docili, perfettamente “allineate” alle attese della società, la nostra eroina si dimostra maldestra e goffa, a disagio in quei panni che non sente suoi . Significativo è un dettaglio che si coglie mentre Mulan si reca dalla mezzana: per la strada dei bambini che giocano alla “guerra” strappano dalle mani di una bimba una  bambola. Subito Mulan interviene, afferrando la bambola e riportandola tra le braccia della piccola proprietaria. Il gesto riparatore mostra la consapevolezza della ragazza e la sua inespressa voglia di giustizia.

Quando, dopo il fallimento con la mezzana,  fa tristemente  ritorno a casa,   Mulan  esplicita il suo malessere, il suo disorientamento esistenziale  attraverso un’altra canzone , “Riflesso”:

 Guardami, non potrei sembrare una sposa mai 
O una buona figlia 
Ma lo so, questo ruolo non mi va 
Sono qui, ma se io facessi ciò che vorrei 
I miei cari perderei 
Dimmi, dimmi che è l'ombra che riflette me 
Non è come la vorrei perchè non so 
Chi sono e chi sarò 
Lo so io, e solo io 
E il riflesso che vedrò mi assomiglierà 
Quando il mio riflesso avrò, sarà uguale a me

 

il padre è l’unico della famiglia ad avere parole di conforto e con molta dolcezza e rara sensibilità le dice: “Il fiore che sboccerà in ritardo, scommetto che sarà il più bello di tutti”. Il “riconoscimento” paterno sostiene Mulan, che decide di partire al posto suo, per salvargli la vita. Nell’impresa la ragazza che ha voluto farsi guerriero è accompagnata da Mushu, un gracile drago cinese, che incaricato dagli spiriti degli antenati di risvegliare l'antico drago di pietra con il gong, ha causato la distruzione della  statua per un incidente e avendo  privato l’eroina dell’aiutante magico, decide di sostituirlo, con indubbi effetti comici.

L’eroina si mette in viaggio in una notte buia e tempestosa, circostanza che accresce la drammaticità della sequenza. La musica scandisce la sua determinazione mentre sta per affrontare un momento cruciale della sua esistenza, fondamentale per la sua “individuazione”, cioè per il compimento di quel processo psichico unico e irripetibile di ogni individuo, che consiste nell’avvicinamento dell’Io al Sé. L’avventura si configura così come una sorta di viaggio spirituale, che condurrà Mulan alla scoperta di una identità più vera e completa.

Giunta nel campo di addestramento, sceglie  di chiamarsi Ping e deve nascondere la sua natura di donna in un luogo solo maschile, dove viene presa in giro e fatta oggetto di scherzi di ogni tipo perché la sua “stranezza” suo malgrado  trapela. Gli altri soldati appaiono a Mulan sciocchi e disgustosi. Ella  comunque riesce a distinguersi per la sua intelligenza e il suo spirito d’iniziativa e conquista la fiducia del capitano Shang. In un valico di montagna le truppe degli invasori tendono un’imboscata ai nostri; proprio mentre la superiorità numerica dei nemici sta per sopraffare lei e i suoi compagni, l’eroina mostra una non comune intelligenza e un ammirevole spirito di iniziativa: lancia un missile e colpisce la  cima  di una montagna innevata, provocando la frana e una valanga , proprio nel momento in cui l’esercito unno sta per raggiungere gli avversari; non solo,  riesce  anche a salvare il giovane comandante , destinato a morire sotto la neve, dopo essere rimasto stordito.

 Subito dopo però Mulan, ferita al torace e sanguinante, viene riconosciuta come donna. Anziché ucciderla, come prevede il rigido protocollo militare, Shang le salva la vita, ma deve comunque  allontanarla . La protagonista, anziché soccombere,  finisce per salvare addirittura la capitale dell’impero e  la persona dell’imperatore, che riconoscente le offre di diventare un suo ministro.  Mulan umilmente rifiuta e torna al suo paese, dove viene accolta dai suoi con gioia e con affetto. La nonna è però contrariata per il  fatto che la nipote ha portato a casa una spada anziché un uomo, ma viene zittita dalla comparsa del bel capitano Shang, che col pretesto di riportare l'elmo di Mulan, vuole fidanzarsi con lei.

L’eroina del cartone non è rappresentata come la solita bambolina belloccia: è carina, ma semplice e senza vezzi; non esita a tagliarsi i capelli e a indossare abiti maschili, quando lo ritiene necessario. Nonostante tutto,  riesce a diventare un’ abile  e forte combattente e dopo aver dimostrato coraggio, intelligenza e determinazione, rinuncia liberamente ( ma quanto liberamente?) alla proposta dell’imperatore che la vorrebbe come sua consigliera e ritorna “nei ranghi”, cioè ritorna in famiglia, riuscendo comunque a far felici i suoi perché il comandante Li la desidera in sposa. E’ prevedibile però che la coppia che sta per formarsi sia foriera di sviluppi non consueti: il generale Li ha conosciuto e proprio per questo ha apprezzato la nostra Mulan, pure se la ragazza ha mostrato “doti“ non convenzionali; e lei , dopo aver raggiunto consapevolezza di sé e delle proprie capacità, difficilmente potrà tornare alle sole occupazioni tradizionali, realizzando la totale subordinazione al marito e alle discriminatorie regole sociali, come voleva la tradizione cinese ( ma non solo cinese…).

Il film di animazione rispecchia un momento o meglio una fase del  processo di emancipazione femminile, quando  la donna per sentirsi pari all’uomo vuole essere come lui, imitarne i comportamenti e quindi “mascolinizzarsi”. Questo processo, però,  non implica un cambiamento reale nel rapporto tra i sessi, perché una donna non può  “essere uomo“ , se non in certi momenti e per un periodo limitato; Mulan , che è stata capace di salvare la Cina, sembra alla fine della storia   ritornare al modello tradizionale di femminilità, confinata al solo ambito domestico,  con il rischio di assumere  l’atteggiamento  rinunciatario e passivo che troppo spesso ha caratterizzato le donne. Ma come la storia del movimento delle donne ha evidenziato, all’interno della  società i   ruoli dei due generi, quello  maschile e quello femminile,  cambiano soltanto se l’uno riesce davvero a vedere e accettare l’altro nella sua completezza  e parità, il che non esclude la differenza.

 Il merito della vicenda rappresentata dal film di animazione della Disney sta nel favorire la presa di coscienza delle potenzialità insite in ogni donna, nella liberazione di prospettive nuove e – perché no?- addirittura esaltanti: l’allenamento fisico irrobustisce anche i muscoli delle donne; l’asprezza della vita tempra Mulan esattamente come i suoi compagni; il dover far fronte ai pericoli sviluppa il suo coraggio e la sua intraprendenza; infine, anche le doti tipicamente femminili della concretezza e della duttilità sono determinanti per vincere le guerre…

 
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